In uno studio pubblicato sulla rivista Cell, i ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget), guidati da Luigi Naldini, ha mostrato un nuovo protocollo terapeutico, per il momento ancora sperimentale, che combina approcci molecolari alla tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA) per la somministrazione della terapia genica in modo più sicuro e meno debilitante.
Nel tipico protocollo per la terapia genica di una malattia ematologica sono previste 3 fasi:
- Raccolta delle cellule staminali previo trattamento farmacologico che permette la mobilizzazione delle cellule staminali dalla nicchia in cui risiedono all’interno del midollo osseo per raggiungere la circolazione sanguigna.
- Prelievo dalla circolazione del paziente e manipolazione genica in laboratorio mediante vettori lentivirali o procedure di editing CRISPR.
- Reinfusione delle cellule nel paziente previo condizionamento mediante chemioterapia e radioterapia.
La chemioterapia e la radioterapia utilizzate per il condizionamento – cioè l’eliminazione delle cellule staminali portatrici della mutazione patologica che sono rimaste nel paziente e nel frattempo hanno rioccupato tutta la nicchia – sono associate ad un’elevata tossicità acuta e a lungo termine e pertanto, l’intera procedura può essere applicata solamente a pazienti che sono in grado di tollerarla.
Il nuovo protocollo proposto dal team del Tiget invece, propone di mettere in competizione tra loro le cellule corrette con quelle residenti e ancora portatrici della mutazione, rendendo più difficile a queste ultime e più facile alle prime ripopolare la nicchia staminale all’interno del midollo. A tale scopo il nuovo approccio sfrutta la tecnologia dell’mRNA che permette l’espressione del gene che codifica per le proteine-ancora – responsabili dell’attecchimento -, potenziando, seppur temporaneamente, la cellula staminale corretta al momento della reinfusione, dando quel vantaggio fondamentale per un’attecchimento rapido e più sicuro. Il risultato consente quidni