Intervista a Francesca Simonelli

Francesca Simonelli è inoltre Presidente della Società italiana oftalmologia genetica. Si occupa di malattie genetiche oculari, in particolare di retinite pigmentosa, amaurosi congenita di Leber, degenerazione maculare di Stargardt, coroideremia, retinoschisi, malattia di Best, albinismo.

Il vostro Centro presso la Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli ha trattato con il nuovo farmaco Luxturna (voretigene neparvovec) i primi due pazienti italiani affetti da distrofia retinica ereditaria legata a mutazioni nel gene RPE65. Si tratta di una malattia rara?
Le distrofie retiniche ereditarie sono malattie genetiche oculari associate a mutazioni in oltre 200 geni, che si trasmettono con modalità autosomico dominante, autosomico recessiva o X-linked. Esistono anche delle forme cosiddette “sporadiche” che si manifestano in pazienti senza altri familiari affetti dalla patologia.
La distrofia retinica legata mutazioni nel gene RPE65 è una malattia molto rara. Attualmente in Italia si stima possano esserci circa 60 pazienti con mutazioni in tale gene e candidabili alla terapia con Luxturna.

Che effetti provoca sulla persona interessata?
La malattia si manifesta nell’infanzia o nell’adolescenza con una forte difficoltà del paziente a muoversi in condizione di scarsa luce e con un campo visivo molto ristretto. La malattia progredisce lentamente nel corso della vita, portando alla quasi totale perdita della vista in età adulta, senza alcuna possibilità di miglioramento prima dell’autorizzazione all’uso di voretigene neparvovec.
È molto importante procedere con una precisa diagnosi clinica a cui far seguire un’indagine genetica, che è fondamentale per la ricerca delle mutazioni genetiche. Con le moderne tecnologie oggi si è in grado di individuare il gene causa di malattia in circa il 65-70% dei pazienti. L’identificazione del gene malattia permette di comprendere la causa della malattia, di definire la prognosi e di candidare il paziente a una terapia genica futura.

Qual è la procedura di somministrazione del farmaco?
Nel caso di voretigene neparvovec, il farmaco viene iniettato direttamente nella retina, consentendo l’ingresso del gene funzionante all’interno delle cellule retiniche veicolato attraverso un vettore virale attenuato e modificato.

Che effetti determina sul paziente? L’effetto della somministrazione è duraturo nel tempo o sono necessari trattamenti ripetuti?
Le nostre osservazioni indicano che già dopo 3 settimane si manifestano i primi risultati clinicamente rilevanti, che consistono in un miglioramento della visione in condizioni di scarsa luminosità e un marcato allargamento del campo visivo, determinando una riacquistata capacità di poter camminare e muoversi autonomamente.
La somministrazione di voretigene neparvovec è una tantum e numerose evidenze scientifiche dimostrano il mantenimento dei risultati fino a quattro anni di distanza dalla singola somministrazione. Ovviamente, più precoce è l’età del trattamento, migliori saranno i risultati, perché nel paziente più giovane è maggiore il numero di cellule retiniche vitali disponibili per la terapia.
Da questo si evince l’importanza di fare diagnosi precoce, sia clinica che genetica, soprattutto considerando che le analisi genetiche possono richiedere tempi lunghi per la risposta. Per superare questa criticità, oltre all’analisi convenzionale di tutti i geni conosciuti che si effettua nell’Unità di Genetica Medica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, la Clinica Oculistica ha aderito al progetto di Novartis che prevede un test genetico ad hoc per il gene RPE65, con una risposta rapida, ottenibile in 21 giorni, con la possibilità di individuare molto precocemente i pazienti da trattare.

La determina AIFA del 22 dicembre scorso ha riconosciuto l’innovatività di Luxturna che, quindi, diviene disponibile e rimborsato dal SSN su tutto il territorio nazionale. Quali sono state le caratteristiche di questo farmaco che hanno portato alla designazione?
La caratteristica peculiare di Luxturna è proprio l’innovatività, cioè il fatto che rappresenta una risposta a un bisogno di salute totalmente insoddisfatto. Infatti, ad oggi, non esistono altri farmaci in grado di trattare questa patologia. È la prima terapia genica approvata per la correzione di una malattia genetica dell’occhio.

Esistono attualmente barriere di accesso al farmaco da parte dei medici e, quindi, dei malati di distrofia retinica ereditaria in Italia? Se sì, quali azioni suggerirebbe per superarle?
Suggeriamo ai pazienti affetti da distrofie retiniche ereditarie di rivolgersi ai Centri di riferimento per le malattie oculari rare presenti in quasi tutte le Regioni italiane. Il percorso del paziente prevede un primo contatto con il proprio Medico di Medicina Generale o Pediatra di Libera Scelta, nel caso di bambini. Essi prendono in carico il paziente rivolgendosi al Centro di Coordinamento per le Malattie Rare della propria Regione in modo da poter indirizzare il paziente al Centro per le Malattie Oculari Rare. Queste ultime hanno competenze specifiche, attrezzature idonee e know-how per accogliere i pazienti e condurli nel percorso di diagnosi clinica e genetica.
Penso che una criticità da superare riguardi l’informazione dei pazienti. In questo senso le associazioni dei pazienti giocano un ruolo fondamentale. Il nostro Centro Malattie Oculari Rare di Napoli ha attualmente in carico più di 3.000 pazienti affetti da distrofie retiniche ereditarie, gran parte delle quali con mutazioni genetiche identificate.

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